IL GIGLIO BIANCO
Giornale Settimanale del PTE
Anno I, n.10 – III Settimana di Novembre 2012
Sommario
° È stata la realizzazione di un sogno: la DC come l'Araba Fenice (Ettore Bonalberti)
° Sanità toscana: il fallimento delle Società della salute (F. Banchi)
In margine al XIX Congresso della DC
A Roma si fa la storia o meglio la si prosegue? Grazie alla clamorosa sentenza della cassazione la DC (Democrazia Cristiana) non è mai stata sciolta. Una sentenza arrivata nel 2010 dopo lunghi anni di controversi dibattiti su chi siano realmente gli eredi di questa lunga tradizione. È il Consiglio Nazionale della DC che, su autoconvocazione, si è riunito per il XIX Congresso del partito. È questo l'unico organo, come da statuto del partito, che ha il potere di decidere le sorti dello stesso. Ed è sempre in virtù di questo che alcuni democristiani, membri allora del consiglio, hanno avviato un lungo e spinoso inter burocratico per giungere al congresso: incontro, dove, all'unanimità, è stato scelto di far proseguire questo storico partito. Troppi fino ad oggi si dichiaravano eredi di questa tradizione. Troppi ne hanno usato il simbolo e la storia. Con questo congresso si riapre un capitolo che potrebbe avere effetti "traumatici" nell'attuale scenario politico. Si riparte dopo oltre 20 anni di silenzio da quel lontano XVIII congresso dove venne nominato Arnaldo Forlani Segretario della DC. Il nuovo Congresso, svoltosi a Roma tra il 10 ed 11 novembre, ha stabilito che Gianni Fontana, già Ministro, è il nuovo Segretario Politico. ''Ci sono due Italia: quella dei poveri, dei disoccupati, dei precari, dell'Alcoa e dell'Ilva, e quella che, dall'altro lato, rappresenta la parte pensosa del futuro e desiderosa di assumersene la responsabilità'. Entrambe chiedono insieme una politica di nuova adeguatezza, per una speranza di più lunga gittata" sono le parole espresse dal nuovo Segretario. Parole estratte dal lungo discorso che Fontata ha fatto al suo popolo analizzando gli aspetti politici, culturali e strutturali del paese negli ultimi 20 anni. Un discorso intrinseco di nuova speranza per un futuro diverso da quello visto sino ad oggi. Un discorso che ben presto sarà disponibile sul sito del partito www.dc-democraziacristiana.it. È da qui che riparte la " Balena Bianca" con l'intento di ritrovare una collocazione, univoca per cattolici e moderati, all'interno dell'attuale scenario politico. Un'esperienza che riparte e trova linfa vitale nel suo congresso come a dimostrare la necessità di una nuova stagione politica. Una necessità dove il popolo torni ha scegliere la propria classe dirigente con una prospettiva non solamente più nazionale ma Europea.
Antonio Degl'Innocenti
È stata la realizzazione di un sogno: far rinascere la DC dalle sue ceneri come l'Araba Fenice.
Il partito non era mai stato giuridicamente sciolto e contro questa sentenza irrevocabile della Cassazione nulla può essere più eccepito. Certo il partito era politicamente morto, anche se i democristiani, dispersi e divisi nella diaspora, sono ancora presenti in quasi tutti i borghi e le contrade d'Italia.
A Roma, con la celebrazione del XIX Congresso, si è ricostituita la piena legittimità degli organi del partito: segretario nazionale e Consiglio nazionale. Tutte le fasi che hanno preceduto la convocazione del congresso sono state svolte nel pieno rispetto delle norme statutarie e con il congresso l'azione avviata dal sottoscritto, con Silvio Lega, Gianni Fontana e altri, abbiamo potuto riconsegnare ai legittimi eredi della DC, gli iscritti del 1992, il patrimonio ideale, storico politico, materiale e immateriale della Democrazia Cristiana.
All'unanimità il congresso, con i delegati tutti in piedi entusiasti, ha espresso la volontà di continuare a far vivere il partito. Era la decisione più importante che il congresso doveva assumere.
Una relazione straordinaria per rigore intellettuale, profondità culturale, competenza professionale e politica quella di Gianni Fontana, che ha saputo affrontare tutti i principali temi che caratterizzano la politica italiana: dall'analisi del tempo che viviamo, la situazione della crisi e le condizioni della ripresa; le ragioni per cui è ancora essenziale la presenza della DC nella politica italiana; dall'indicazione di un progetto politico fondato sui valori al riconoscimento del lavoro come elemento fondativo del patto costituzionale, con la dignità dell'impresa e la solidarietà dell'economia; dalla riaffermazione della scelta democristiana per l'economia sociale di mercato e della sua versione italiana dell'economia civile alle istituzioni da ricostruire in uno stato snello per la partecipazione sociale.
È seguita un'analisi attenta e appassionata del popolarismo che vive tra passato, presente e futuro per finire con l'impegno di rilanciare il partito a livello nazionale ed europeo ricollegato a pieno titolo, da socio fondatore, nell'Internazionale democristiana e nella grande famiglia del popolarismo europeo.
Un dibattito di alto profilo vissuto con grande partecipazione dai numerosi delegati che hanno espresso, con l'entusiasmo della rinascita del partito, la volontà di impegnarsi nelle sedi territoriali per far tornare grande la Democrazia Cristiana.
Non sono mancati, come nella peggiore tradizione democratica cristiana e coda residua di antiche abitudini da dimenticare, momenti di tensione e di aspro confronto nella formazione della lista, alla fine unitaria con un voto plebiscitario per la riconferma di Gianni Fontana alla guida del partito.
Numerose le mozioni approvate dal congresso, molte delle quali impegneranno il prossimo consiglio nazionale ad attuare le indicazioni cogenti espressione della volontà dei delegati congressuali sempre espressa all'unanimità o con maggioranze bulgare.
Ora si apre la stagione della grande semina che si concretizzerà con " l'avvio della campagna di raccolta delle firme necessarie per la presentazione della lista della Democrazia Cristiana in tutte le realtà territoriali, locali, provinciali, regionali, nazionali e internazionali in cui si svolgeranno elezioni" .
Il Congresso ha, inoltre, "affidato al Consiglio nazionale e alla direzione il compito di indire convegni a carattere nazionale sui seguenti temi e da svolgersi entro la primavera 2013:
1) lavoro e occupazione e nuove relazioni sindacali
2) economia e finanza e riforma dell'eurosistema
3) assetto istituzionale e riforma della Costituzione
4) nuovo forma del partito
5) ruolo dell'Italia in Europa, nel mediterraneo e nell'età della glocalizzazione"
Particolarmente dibattuto e alla fine votato con amplissima maggioranza la mozione con cui il congresso: " affida al consiglio nazionale il compito di procedere immediatamente contro tutti coloro che da anni utilizzano abusivamente il nome della Democrazia Cristiana, il simbolo dello scudocrociato e ogni altro riferimento ai beni immateriali del partito comunque utilizzati e diffusi, sia in forma cartacea che informatica ed elettronica, e di richiedere i relativi danni morali e materiali subiti dalla Democrazia Cristiana storica, partito mai sciolto sulla base della sentenza definitiva della Cassazione n. 25999 del 23 dicembre 2010 e che contemporaneamente venga affidato ad un gruppo di esperti giuridici, economici e finanziari il compito di analizzare il contenzioso tuttora esistente in relazione ai beni materiali e immateriali appartenenti al partito con richiesta dei relativi danni morali e materiali, compresi quelli relativi alle testate storiche della DC " Il Popolo" e " La Discussione". Nessuna volontà di rivincita o di vendetta ma il riconoscimento di fatti e misfatti perpetrati e giustizia per i legittimi eredi.
Decisivo per lo sviluppo dell'attività del partito la mozione approvata all'unanimità secondo cui "il congresso affida al Consiglio e alla direzione nazionale di promuovere forme dirette di partecipazione degli iscritti, simpatizzanti ed elettori della DC attraverso la costituzione di Circoli Culturali di Partecipazione Politica in tutti comuni e le città d'Italia e con strumenti di consultazione anche elettronica ed informatica con regole d'utilizzo del voto elettronico compatibili con le norme di legge".
Infine, seppur come raccomandazione cogente, la costituzione di una consulta nazionale del partito aperta alle personalità di gruppi, movimenti, associazioni che si rifanno ai comuni valori.
Alla fine, anche il mio vecchio amico "Don Chisciotte", anche lui "DC non pentito", esce dal congresso di Roma particolarmente felice per il suo esito, sapendo che alla caccia della Balena Bianca ci hanno provato in molti capitani di ventura e di sventura che credevano di avercela fatta. Ora, però, dopo il congresso non ci sarà più alcun capitano Achab in grado di sconfiggere il nostro partito che, come l'Araba Fenice, è risorto e ha deciso di rinavigare forte e possente in mare aperto per ridare a tutti gli italiani una nuova speranza. Nonostante il silenzio assordante dei media……
Ettore Bonalberti, 13 novembre 2012
Sanità toscana: un gigante dai piedi di argilla
IL FALLIMENTO DELLE SOCIETÀ DELLA SALUTE
Settembre 2003, quasi un decennio. In Consiglio regionale della Toscana si discute sulla delibera che prevede l'avvio della sperimentazione della Società della Salute. A maggioranza, ma con i soli voti del centro-sinistra, la contrarietà del centro-destra e l'astensione di Rifondazione Comunista, la delibera diventa legge. I vincitori annunciano:le Società della salute saranno una nuova soluzione organizzativa dell’assistenza territoriale nel settore sociosanitario in Toscana.
Il punto fondamentale delle future Società della salute era, nelle intenzioni,il coinvolgimento degli Enti locali oltre che delle Aziende sanitarie ed altri soggetti. Secondo gli auspici della Giunta regionale, oltre al coinvolgimento delle comunità territoriali, l’avvio della sperimentazione sarebbe stata l'occasione caratterizzante per garantire: qualità ed appropriatezza dei servizi, il controllo e la sicurezza dei costi, l’universalismo e l’equità dell’offerta, l’imprenditorialità no profit.
Improvvisamente la sanità toscana, folgorata sulla via del pluralismo, sembra diventare in un sol colpo sussidiaria, coinvolgendo non solo i Comuni ed in particolare i sindaci, ma anche le Aziende sanitarie locali nonché il mondo del volontariato, il Terzo settore e le Ipab, nonché quegli enti privati che, tramite convenzione, vengono ammessi a collaborare.
Ma lo scopo allora dichiarato e sottoposto a sperimentazione è clamorosamente fallito.
Ricordo bene quel dibattito, frutto di una lunga ed appassionata discussione, per averlo vissuto dagli scranni del Consiglio Regionale, quelli dell'opposizione.
Evidentemente, godevamo di una vista lunga e buona, poichè intravedemmo come sarebbe andata a finire. In sostanza dicemmo:in linea di principio è condivisibile il tentativo di coinvolgere gli Enti locali e quello di diminuire il potere dei direttori generali delle Aziende sanitarie (parole profetiche alla luce di quanto successo negli ultimi anni), ma è inaccettabile istituire un nuovo carrozzone centralizzato senza possibilità di controllo e di verifica su quello che esso farà. Con parola tecnica potremmo definirlo un sistema autoreferenziale.
Fu quasi automatico paragonare le Società della salute, nuove di zecca, ai vecchi Comitati di gestione, in quanto entrambi funzionali a giochi e giochetti della politica.
Non ci voleva molto a capire che, con la scelta della Società della Salute, si metteva per l'ennesima volta in campo la filosofia del gattopardo: far finta di cambiare tutto affinchè tutto (cioè l'essenziale per i padroni del vapore) sia conservato.
A distanza di anni i difetti di quella “sperimentazione” diventata cronica si sono acuiti a dismisura: frattura tra i servizi ospedalieri e quelli sul territorio; ennessimo disorientamento per i cittadini-utenti; grande pletora di soggetti coinvolti negli organi di governo e consultivo con connotati più legati all’assembleario che all’efficienza aziendale.
Come sempre, dunque, si mascherava dietro l'apparente duttilità quel carattere di rigidità politica che mal si concilia con le finalità innovative e “liberali” che doveva avere.
Si è trattato, in pratica, dell'ennesima occasione perduta per un ambito, quello socio-sanitario, che assorbe da solo i 2/3 del bilancio dell'Ente Regione.
In un momento che poteva essere di riforme e di grandi speranze, invece di rendere trasparenti le scelte si ritenne opportuno mettere in piedi un’impalcatura arzigogolata e di difficilissima comprensione.
Quella che doveva essere non una, ma “la” svolta al settore dei servizi sociosanitari,favorendo il diritto alla salute e ad una qualità di vita dignitosa, ha fatto flop. Addirittura, è alle porte una retro-marcia da parte della stessa maggioranza, anche per le pressioni critiche di quei mondi istituzionali, Sindaci compresi, che si accorgono ora, con colpevole ritardo, quanto piombo ci fosse nelle ali delle Società della Salute.
Eppure qualcuno continua a dire e scrivere che il modello toscano della sanità è uno dei migliori della penisola. Noi consigliamo di osservare bene, e da vicino, questo gigante. Potremmo scoprire che, dietro l'apparente solidità, si nascondono piedi fragili di argilla.
Franco Banchi