IL GIGLIO BIANCO
Giornale Settimanale del PTE
Anno II, n.21 – IV Settimana di Marzo 2013
CRISTIANI IMPEGNATI IN POLITICA: “COSE SEMPRE PIU' NUOVE” CI ATTENDONO
Più volte abbiamo scritto dell'inconciliabilità tra il dinamismo della cultura politica d'ispirazione cristiana e l'immobilismo. Allo stesso modo è perdente l'accettazione da parte di questa nostra cultura del ruolo di “polo conservatore”.
Ai nostri giorni, sia in Italia che nel resto dell'Europa, i cristiani impegnati in politica sono o vengono scambiati per i difensori ad oltranza di un modello tanto consolidato da non avere alternative.
Eppure, quando ancora si contavano e “pesavano”, anche moralmente, le macerie della II guerra mondiale, proprio nel momento in cui un modello di Stato occidentale, moderno, razionale ed industrializzato, era definitivamente tramontato,alcuni leaders d'ispirazione cristiana, anzi democratico-cristiana, meglio sarebbe dire “statisti”, disegnavano l'ambizioso e profetico progetto di una nuova politica continentale personalista e comunitaria.
Purtroppo dalla CECA all'EURO tanti decenni sono passati e la forza propulsiva della rivoluzione cristiana in Europa si è quasi fermata.
La visione che questi grandi statisti portarono avanti per un lungo tratto di strada si è come annacquata, sfuocata, devitalizzata. Presa tra più fuochi, è diventata quasi pragmatismo, economicismo,sociologismo. In altre parole, si è passati da una visione profetica ad un'altra burocratica, asettica, quasi un corpo senz'anima.
E la mente torna alla grande Enciclica di Papa Leone XIII, Rerum Novarum, che, alla fine del secolo XIX, si lasciò alle spalle i tentennamenti di una Chiesa attendista, sempre sulla difensiva, per indossare l'abito di una forza dinamica, interprete attenta delle ansie dei popoli, culturalmente vivace, propositiva, ferma nei principi distintivi e coraggiosa nelle soluzioni concrete.
L'economia sociale di mercato, frutto più maturo, anche se non l'unico, di questa coraggiosa pagina della cultura ecclesiale e cattolica, immetteva prepotentemente la Chiesa, alla pari, dentro l'agorà universale. Da allora in poi, non ci sarebbero state più soltanto due teorie socio-economiche “dimezzate”, liberismo e socialismo marxista, ma l'umanità avrebbe trovato sulla sua strada un'alternativa rispettosa della dignità dell'uomo ed aperta sia al progresso che alla giustizia sociale.
Anche i nostri giorni politici, sia in Italia che in Europa, postulano una straordinaria attenzione per “ le più nuove tra le cose “ che agitano nel profondo l'epoca contemporanea.
Occorre lasciarci alle spalle “le cose ormai vecchie”, gli schemi obsoleti, la stanchezza della conservazione, l'assetto economico di una globalizzazione che si nutre non di numeri, ma della carne viva delle persone e delle loro comunità di riferimento.
In tale contesto fanno quasi sorridere i distinguo bizantini tra centro-sinistra e centro-destra. Per i cristiani impegnati in politica l'alternativa non può più essere legata a leggere inclinazioni di grado e/o a trattini distintivi. Appartiene ad una vecchia logica, superata e perdente, quella che traccia intorno al pensiero ed al'azione dei cattolici un recinto di delimitazione, quasi sempre voluto da altri (che per questo ci considerano solo ospiti provvisori). La stagione delle riserve indiane è ormai alle spalle. I cristiani impegnati in politica debbono ri-costituire un'area italiana ed europea, che si configuri essa stessa come polarità autonoma. Andando oltre i tatticismi dei “poli” italiani e del rassemblement continentale di riferimento (tutto ripiegato su logiche iper-nazionali e di potere), il popolarismo, nato dalla radice democratico-cristiana, deve avere un rinnovato coraggio e gettare il cuore oltre l'ostacolo. Cose sempre più nuove e “ultime” ci attendono. Noi non possiamo che dire ancora una volta : sì, ci siamo!
FRANCO BANCHI