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IL GIGLIO BIANCO

Giornale Settimanale del PTE

Anno I, n.3 – V Settimana di Settembre 2012

ITALIA: IN FONDO ALL'INVERNO CI SARA' “LA” DEMOCRAZIA?

Il rischio della politica italiana, in questi mesi travagliati, anzi drammatici, è quello di vivere in un limbo indefinito. C'è nell'aria, avvertita quasi in pelle, la percezione di un incipiente “autunno”, categoria che lo storico Huizinga attribuiva al Medioevo.

Ma questo nostro lungo autunno, nonostante le percezioni emotive, ha già le caratteristiche del gelido inverno. Ci spieghiamo meglio con alcuni esempi.

Come classificare, se non come segno di un chiaro inverno politico, le disarmanti “uscite” dei tecnici, o sedicenti tali, del governo Monti? Una delle ultime è stata quella del Ministro Profumo, già recidivo per aver proposto solo qualche settimana fa l'accorciamento temporale delle scuole superiori, per guadagnare un anno. Stavolta, ignaro che esistono fior di Concordati ed accordi istituzionali tra Chiesa e Stato italiano, ha proposto di modificare il concetto e l'assetto dell'ora di religione, aprendola all'incipiente multiculturalità e pluralismo religioso. Poi, ha fatto una precipitosa marcia indietro, ma le parole rimangono. Chiaro indice che l'ideologia dei “tecnici” è più strisciante (e quindi insidiosa) di quella dei politici con tanto di patente ed abilitazione. Come diceva La Pira, riprendendo S. Tommaso d'Aquino, la politica è l'unica arte che ha una “visione architettonica”. Ahimè, questa potenziale visione è stata smarrita e, nel deserto della politica “maiuscola”, svettano le miopie di chi non sa o non può vedere più in là del proprio ego, asseconda solo la vanità individuale o aderisce in modo incondizionato alla lobby di appartenenza.

Altra storia, altro capitolo:“Renzino la peste” (come titolava, qualche giorno fa, il quotidiano LA NAZIONE). Solo pensare che un elettore saldo nell'ispirazione cristiana, radicato nella memoria non fossile della Democrazia Cristiana, cultore del Popolarismo europeo e, soprattutto, attento all'operosa sapienza del fare, contrapposta all'artificio del dire (tutto ed il contrario di tutto), possa recarsi ad un seggio delle imminenti primarie del centro-sinistra per votare il Sindaco di Firenze è sicuro indice del gelo politico che paralizza i nostri tempi e manda in tilt la bussola di quell'orientamento interiore ed esteriore che fa riferimento ai giganti fondatori della nostra identità.

Ma, allo stesso tempo, dobbiamo avere l'onesta intellettuale di pensare e dire, senza remore e pudore alcuno, che se il centro-destra è tentato da Renzi e dal Renzismo ciò significa che, ad oggi, dimostra la consistenza di un guscio vuoto. Per noi,che sognavamo un'ammiraglia politica con tanta storia alle spalle ed un futuro nel solco lungo della ricostruzione di un grande polo popolare-liberale, mixato con la miglior tradizione dell'umanesimo laico, la sorpresa rischia di essere letale.

Ed infine, un pensiero alla vicenda forse più emblematica degli ultimi giorni: la condanna al carcere del Direttore de IL GIORNALE, Sallusti. Al di là di incidenti di percorso specifici e/o eccesso di zelo (che possono capitare a tutti i professionisti, giornalisti compresi), è agghiacciante (ecco che ritorniamo all'inverno) pensare che la medicina per sanare le controverse questioni dialettiche e l'esercizio del diritto d'opinione sia la galera. Non entriamo in merito ad ambiti che appatengono a giudici, avvocati e codici. Anche in questo caso, quello che ci preme, come atto di modesta ma non negoziabile vigilanza civica e democratica, è sottolineare il pericolo che proviene da una SPROPORZIONE NEI E TRA I POTERI. Fermi ancora a Montesquieu e, dopo, a Tocqueville, crediamo che uno Stato liberale, democratico e moderno viva dell'assoluto equilibrio tra i poteri fondamentali. La Rivoluzione francese tracollò proprio quando al Diritto si sostituì il Terrore giacobino.

E proprio Tocquiville insegna,parlando della democrazia in America, che uno Stato vero e funzionante non si basa solo sui diritti proclamati, ma sulla giustizia reale e, soprattutto, sul pluralismo tra i soggetti non “dello Stato”, ma che vivono nello Stato (persone, famiglie, associazioni, comunità, partiti...). Allora è giusto chiederci se non sia il tempo propizio per scrivere un testo analitico, se serve anche impietoso, su “LA DEMOCRAZIA IN ITALIA”.