IL GIGLIO BIANCO
Giornale Settimanale del PTE
Anno I, n.6 – III Settimana di Ottobre 2012
IL MOLOCH PD... EPPUR S'INCRINA
Le grandi scoperte risiedono spesso nel “dettaglio”. Applicando questa massima operativa alla nostra vita politica e, segnatamente, a quanto succede nel PD, potremmo scoprire più di un dettaglio interessante.
Come a volte accade, se diamo uno sguardo d'insieme, lo stato di salute del Partito Democratico sembra anni luce più positivo della contro-parte. Del resto è sufficiente prendere anche il sondaggio più sfavorevole per capire che quello di Bersani, ad oggi, è di gran lunga il primo partito italiano.
Ma continuiamo. Gli spazi che televisioni, radio e rete danno alle sue vicende interne è talmente esorbitante che quanto accade in Piazza Sant'Anastasia sembra esaurire l'intera politica nazionale; in altre parole i suoi giochi interni (vedi primarie) condizionano, allo stesso tempo, coloro che si trovano alla sua sinistra e gli altri che si collocano alla sua destra.
Ed ancora: tutti i barometri viventi della politica nostrana, leggi tutti i furbacchioni che cercano di fiutare dove tira il vento buono, si stanno posizionando da quella parte. E vi risparmiamo l'elenco di cortigiani e cortigianerie.
Eppure, se decidessimo di perdere un po' di tempo sui dettagli, troveremmo qualcosa di interessante.
Partiamo dalla “Carta di Intenti” che il PD ha elaborato contestualmente con l'ufficializzazione delle Primarie.Onde evitare appesantimenti preventivi, ci sembra più corretto far parlare il testo (che il lettore potrà trovare integralmente sul sito nazionale del PD).
Iniziamo la “vivace” e “concludente “ antologia:
“Crediamo in un risveglio della fiducia (...) “.
“Si possono combinare cambiamento ed affidabilità, uguaglianza e rigore nelle scelte (...)”.
“Il traguardo è ricostruire quel patrimonio collettivo che destra e populismi stanno disgregando “.
“Occorre...evitare i guasti di un pericoloso bipolarismo etico”.
Potremmo andare avanti ancora con altre citazioni, ma crediamo opportuno fermarci e chiudere con l'incipit di un altro documento, “L'appello degli elettori dell'Italia Bene Comune”, quello, per intenderci, che dovrà essere sottoscritto per partecipare alle primarie. “...Ci riconosciamo -si scrive – in un progetto di società di pace, di libertà, di eguaglianza, di laicità, di giustizia, di progresso e solidarietà...”.
Non servirebbe neppure un commento per spiegare l'assoluta povertà e genericità dei testi. La domanda è allora un'altra: visti i tanti e rinomati “think tank” del partito, perchè la clamorosa sproporzione tra l' uragano politico annunciato in caso di vittoria e le spaurite goccioline di pioggia partorite dalla nuvolaglia PD?
La risposta potrebbe darci il primo indizio sulla debolezza intrinseca del PD: ecumenismo paralizzante, tuttologia, utilizzo di vocaboli universali da supermercato, superficialità disarmante, mai lo scavo semi-coraggioso che faccia emergere una (almeno una) radice vera di riferimento culturale.
Ma riusciamo ad intravederne un'altro di indizi. In entambi i testi, Appello e Carta d'intenti, lo spauracchio da caserma è sempre e soltanto la destra. Perchè, ci chiediamo, Bersani e C. non usano mai il termine “centro”, badate bene, nè per consegnarlo alla destra (cosa propagandisticamente accorta) nè per attriburlo, come patrimonio aggiunto, alla sinistra?
Perchè (questa è la nostra opinione) la classe dirigente del PD cerca di rimuoverlo, anche inconsciamente, sia dal suo lessico che dall'orizzonte politico. E ciò produce due effetti, il primo forse utile sul breve a “far cassa”; ma il secondo, a medio-lungo termine, sicuramente auto-lesionistico.
Primo: l'automatico ricompattamento con Vendola, portatore di tanti voti freschi nell'area del dissenso e barrriera naturale contro Grillo; secondo: lo smottamento del PD, ormai incapace di reggere sul terreno identitario, sia verso l'estrema sinistra che verso il centro stesso, magari nuovo o scissionista.
Infine, un buon ultimo segnale. Fino a qualche giorno fa, il PD era il secondo scudiero (dopo Casini) non solo del Governo Monti, ma dello stesso “montismo”. Nei documenti contestuali all'indizione delle Primarie, invece, un assordante silenzio. Trattasi, con tutta probabilità, di pedaggi dovuti al movimentismo sinistro, addirittura, e sembra molto probabile, per avere i voti di Vendola nell'eventuale ballottaggio di Bersani contro Renzi. Si tratta di un altro potenziale errore, che interrompe il lento e costante avvicinamento del carro bersaniano al treno lib-lab dell'Europa più moderna. Di fatto, consegna certo liberalismo economico alla famiglia del Popolarismo Europeo, che, ci auguriamo, sia capace di moderarne le spinte liberiste e tecnocratiche, inserendole in un contesto personalista e comunitario.
Tanti dettagli ed indizi ci dicono allora che il moloch PD, che sembra stagliarsi sicuro ed inaffondabile sulla scena politica italiana,è forse un gigante dai piedi d'argilla. E per paradossale possa essere, il sofisticato gioco delle Primarie, concepito come parata previa del futuro Presidente del Consiglio, potrebbe trasformarsi invece nel primo manifestarsi della grande crepa aperta nel moloch PD.
E' una vecchia legge della storia e della sua “astuzia” quella che vede i grandi condottieri dare il meglio di sè quando il nemico è pari per forza e la vittoria conseguentemente incerta.
Forse, in questo nostro contesto italiano, che vede il PD essere maggioranza e minoranza di se stesso, non tutte le debolezze vengono per nuocere. A patto che il guerriero (ogni riferimento al centro-destra è puramente “voluto “) si risvegli e non fugga prima di combattere. Si ricordi piuttosto Ulisse ed il cavallo di Troia.A volte intelligenza ed astuzia possono arrivare laddove la forza pura, sul momento, è soccombente.
FRANCO BANCHI